Vol. III pp. 404-406
CANDELO (Candelum), capo luogo di mand. nella prov. e dioc. di Biella, div. di Torino. Dipende dal senato di Piem., intend. insin. ipot. e posta di Biella. Ha il tribunale di giudicatura.
Giace a destra del torrente Cervo. È distante due miglia da Biella.
Come capo di mandamento ha soggetti i seguenti comuni: Benna, Castellengo, Gaglianico, Massazza, Motta Alciata, Sandigliano, Verrone e Villanova di Massaza.
È diviso in tre borgate: la prima chiamasi Villa, la seconda S. Lorenzo, la terza Perpignano. Quattro vie di qua si dipartono: una, da levante, conduce alla Barazza e quindi a Motta Alciata; un’altra, da mezzodì, mette a Benna; una terza, da ponente, accenna a Sandigliano; una quarta, da mezzanotte, scorge al capo luogo di provincia. Quest’ultime tre vie sono della lunghezza di due miglia circa.
Da Candelo a Torino si contano trenta miglia.
Vi hanno due chiese parrocchiali, una detta di S. Pietro, l’altra di S. Lorenzo, divise anzi pei cognomi degli abitanti che per vero limite; a tal che nella medesima casa i padroni possono appartenere ad una parrocchia e i loro servi ad un’altra. Havvene ancora una terza, appellata S. Maria maggiore. Questa è comune, ed ambi due i paroci vi debbono alternatamente celebrare le parrocchiali funzioni in molte feste dell’anno. Questo loro obbligo fa supporre che la chiesa di S. Maria maggiore sia stata la prima parrocchia di Candelo e che da essa venissero smembrate in progresso di tempo quelle di S. Lorenzo e di S. Pietro.
Vi sta tuttora in piè un antico castello, dentro il quale si veggono orribili, sotterranee prigioni. È disabitato: ma si contano in esso trecento cantine per uso di varii possidenti del luogo. Il principe di Masserano aveva ottenuto dalla comunale amministrazione la facoltà di fabbricarvi un palazzo. Vi si tengono due annue fiere: la prima, nei giorni 29 e 30 di luglio, chiamata S. Maria; la seconda, nel giorno 18 di ottobre. Il maggior commercio di queste fiere si è quello del bovino bestiame.
Il principale prodotto del territorio è il vino di mediocre qualità. Le ricolte del grano, della saggina e della segale sono sufficienti al bisogno della popolazione.
Pesi e misure come nel capo luogo di provincia.
Gli abitanti sono robusti e molto periti dell’agricoltura.
Popolazione 2190.
Cenni storici. Non si sa con qual fondamento il Cusani lasciò scritto, che questo luogo venne fabbricato dai romani fin dal tempo della seconda guerra punica e che dai medesimi vi furono aperte parecchie strade. Checchè di ciò sia, certo è che in età molto remota Candelo era già popoloso villaggio e capo di Pieve nel territorio di Biella. Trovasi menzionato col suo proprio nome in un diploma di Ottone III del 999, a favore del vescovo di Vercelli; e il papa Urbano III in bolla del 1186 ne fa cenno, alterandone la denominazione in Canderium. L’imperatore Arrigo III nel 1054, ed Arrigo VI nel 1191, ne confermarono il possedimento alla chiesa vercellese, i cui vescovi lo infeudarono a’ nobili Fontana Piacentini, che stabilironsi nel borgo di Santhià e nel secolo xv lo vendettero a Sebastiano de’ nobili Ferreri di Biella.
La tradizione afferma che Candelo fece già parte del capitanato di Santhià: narra eziandio ch’esso dapprima esisteva albasso e, per essere stato distrutto dalle inondazioni del Cervo, venne rifabbricato sull’altura, ove sta di presente.
Vuolsi che questo cospicuo villaggio avesse un tempo i proprii statuti. Vero è che godette molti privilegi or venuti in disuse, e tuttavia se ne rammentano alcuni che ragguardano alle compre dei beni quivi fatte dai forestieri, alle successioni ab intestato, al riscatto dei beni in vantaggio dei parenti del venditore e all’esenzione dalle gabelle nei giorni di fiera.
Negli archivi comunali non si hanno documenti anteriori al secolo xv; perocchè nemiche truppe, invaso questo villaggio, gli diedero il sacco dopo averne devastato il territorio e distrutto i molti vigneti di cui era fecondo. Ciò non pertanto un indizio dell’importanza militare di Candelo è il vecchio castello poc’anzi nominato, tuttora cinto di valide mura e di bastione, munito di quattro torri, chiuso da due porte, una delle quali era già custodita da un ponte levatojo, e da una forte mezzaluna con alto fossato all’intorno; tanto più che a difesa della terra vi sorgevano ancora due forti rocche, una detta Sangarda e l’altra il Castellazzo, che prima della loro distruzione furono possedute dalla famiglia Gazzari.
Nacquero in Candelo:
Fra Vercellino, insigne inquisitore generale di Lombardia verso il 1290.Agostino Moliniato, famoso giureconsulto, senatore in Torino nel 1550, vescovo di Trivento e successivamente di Ferlimpopoli e di Bretinore. Intervenne al concilio di Trento comelegato del duca Emanuele Filiberto. Morì nel 1579 e fu sepolto in Vercelli.
Giovanni Pietro dello stesso casato, esimio giurisprudente. Scrisse molte opere legali.
Giorgio Busti, domenicano, profondamente versato nelle teologiche dottrine, nel dritto canonico e nelle matematiche: nel 1580 stampò in Venezia le sue opere di filosofia e di teologia: diede pure alla luce un trattato della sfera coi tipi di Venezia e di Ferrara.
Bernardino Busti, fratello del Giorgio, minor conventuale, nel 1603 pubblicò in Colonia i suoi discorsi sul Vangelo.
Dionigi de’ Dionisi, professore di medicina, e distinto letterato, nel 1643 stampò elogia virorum illustrium.
Appendice vol. XXVIII p. 33
CANDELO mandamento. Sta nella provincia di Biella e divisione di Vercelli.
Sono suoi confini: a tramontana ed a levante il mandamento di Cossato, a mezzodì quello di Saluzzola, a ponente il mandamento di Mongrando.
La superficie di questo territorio mandamentale, pressoché tutto in pianura, ascende a chilometri quadrati 91.32.
Vi si noverano 7510 abitanti, 1108 case e 1724 famiglie.
Questo mandamento consta di nove comuni, compreso il capoluogo.
CANDELO capoluogo di mandamento. Giace alla distanza di chilometri 5, a scirocco, da Biella.
È stazione della ferrovia che da Biella mette a Santhià in quella da Torino a Novara: dista chilometri 24 da Santhià, 78 da Torino e 65 da Novara.
Ottantadue anni fa nel comune contavansi 1969 abitanti, i quali sommano ora a 2358 con 337 case e 518 famiglie.
In antichi tempi Candelo governavasi secondo i proprii statuti, i quali vennero approvati con diplomi di Amedeo VIII in data 24 gennajo 1450 e di Carlo Emanuele I in data 2 giugno del 1585.
Tali statuti, divisi in tre libri di capi 75, 67, 85 erano tuttavia in vigore nel 1773, come risulta dalla decisione 25 gennajo di quell’anno, referente Sclarandi nella causa Falla.