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Nel 1880, circa 10 anni dopo l’inaugurazione del suo elegante e moderno palazzo, Serafino Vercellone vi installa un impianto telefonico realizzato dallo Studio Tecnico Volta con sede in via Nizza 31 a Torino diretto da Giuseppe Nigra.
Solo pochi mesi dopo il telefono viene collocato anche nello stabilimento. Le prove hanno successo e i Vercellone il 18 ottobre attestano quanto segue: “Li sottoscritti di buon grado dichiarano che l’esperimento da essi fatto dell’apparecchio elettro-micro-telefonico del sig. Comm. Joseph Nigra direttore proprietario dello Studio Volta riuscì a tutta la loro soddisfazione essendosi con esso potuto facilmente e chiaramente conversare a una distanza di oltre duecento metri a basa voce. Persuasi quindi che da questa applicazione non potrà non emergere vantaggio per la celerità ed economia delle comunicazioni ne rilasciano il presente attestato al prefato commendatore Nigra“.
Il Nigra in persona prende accordi per la posa, scrivendo ai Vercellone su carta intestata della ditta Rosazza Agostinetti e Ferrua, dove sta ultimando l’impianto. Per la fabbrica sono previsti 2 quadri telefonici a distanza di 300 metri l’uno dall’altro, 600 metri di cavo, 4 cassette di pile, isolatori di porcellana, per una spesa di 720 lire inclusa la manodopera.
Il foglio pubblicitario recita: “Il Telefono è divenuto ormai indispensabile nelle comunicazioni: ed il desiderio di possedere un apparecchio che fosse utile, pratico, di poco costo, solido, di facile manutenzione e di un funzionamento perfetto; era da lungo tempo nell’animo di tutti.
Il Telefono Nigra puossi assicurare che corrisponde precisamente a tutti questi desideri; esso funziona senza pila, cioè, coll’aiuto di speciale calamita permanente, quindi il pericolo di guasti per avere obliato di interrompere la corrente a conversazione finita (da cui consegue l’esaurimento della pila) in questo apparecchio è completamente eliminato. L’apparecchio serve tanto da trasmettitore che da ricevitore e nel primo caso lo si può dire più sensibile di qualunque Microfono. Esso trasmette tanto a piccole come a grandi distanze, col solo impiego di fili metallici conduttori, il parlare comune fino al più sommesso bisbigliare, i passi, il batter delle mani, il tossire, financo il respiro. Le note le più acute e le più basse, le modulazioni del canto e del suono, e ciò anche quando si fanno alla distanza di 3-4-8-10 e più metri dall’apparecchio, vengono percepite esattamente all’altra estremità. Parlando un pochino forte vicino all’imbuto del Telefono Nigra la parola viene udita all’altra estremità in tutto l’ambiente. Il Telefono deve tenersi accostato all’orecchio solo quando chi parla si trova distante dal trasmettitore o nel caso che la corrispondenza avesse luogo a voce molto sommessa”.
Il sistema Nigra, nel frattempo, riceve la medaglia di bronzo all’Esposizione Internazionale di Elettricità del 1881.
Nel 1885 i Vercellone ingrandiscono l’impianto, ma due anni dopo riscontrano i primi malfunzionamenti che Giuseppe Nigra, nel frattempo divenuto proprietario della “Impresa Telefonica di Alessandria ed applicazioni elettriche”, non riesce a risolvere.
Tra i vari cataloghi e fogli pubblicitari che la Giovanni Battista Vercellone e Figli conserva ritroviamo quelli della Società Telefonica Lombarda, dell’apparecchio Empire, del biellese di adozione Mach di Palmstein, della tedesca Hartmann e Braun e della svizzera Hipp e C.
Il brevetto del telefono Empire era stato acquistato in concessione esclusiva per il Regno d’Italia e per la Svizzera dai Fratelli Archer di Torino; la prima dimostrazione si era svolta a Torino il 28 febbraio 1887. Si trattava di un telefono esclusivamente meccanico, quindi libero da inconvenienti legati a interruzioni elettriche, economico e le trasmissioni raggiungono i 3.200 metri.
Giacomo Mach di Palmstein aveva aperto a Biella, in via Umberto 37, “L’Elettrica. Impresa economica per l’applicazione di apparati elettrici e industriali”. Già nel 1883 vendeva e installava telefoni e telegrafi, suonerie elettriche, parafulmini, macchine dinamo-elettriche e luce elettrica. Il foglio pubblicitario della ditta riporta le attestazioni di alcuni clienti tra cui Quintino Sella, che scrisse “Il signor Mach Palmstein ha stabilito in casa mia dieci bottoni colla relativa suoneria elettrica e relativa tabella di indicazione. Ogni cosa è impiantata a perfezione” (23 febbraio 1882). Tra i clienti troviamo inoltre lo Stabilimento idroterapico di Oropa, il Lanificio Maurizio Sella, il Cotonificio Poma, il Circolo Sociale, la Fabbrica Cappelli G. B. Gallo di Biella e molte altre imprese e privati.
Al 1887 risale il catalogo illustrato della ditta Hartmann & Braun di Francoforte, ma la scelta dei Vercellone per rinnovare il proprio impianto ricade sulla fabbrica di telegrafi e apparecchi elettrici di M. Hipp, con sede a Neuchâtel, vincitrice della medaglia d’oro all’Esposizione di Torino del 1884.
Nel giugno 1888 gli svizzeri suggeriscono ai Vercellone la sostituzione degli apparecchi Nigra con quelli Hipp che sono costruiti in maniera differente e risultano pertanto incompatibili. Propongono di collegare gli uffici, la filatura e la tessitura con 3 apparecchi Hipp e destinare i due apparecchi Nigra ad altro collegamento. I 3 apparecchi Hipp possono supportare fino a 10 postazioni telefoniche. Alla lettera è allegato lo schema di funzionamento, la relazione e il preventivo.